C’è poco da festeggiare

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Al termine dell’ennesima settimana tribolata, causata da una gestione societaria scellerata e dai giannizzeri del sultano, che continuano a strombazzare sui social le loro difese d’ufficio, il Livorno affronta in trasferta la Sangiovannese, formazione disastrata che naviga nei bassifondi della classifica.

Mr. Favarin dà ancora una volta il meglio di sé, estraendo dal cilindro un undici iniziale da consegnare agli annali del calcio come una delle formazioni più cervellotiche del secolo. In porta Ciobanu, terzo portiere della rosa, che fa il suo esordio in prima squadra in un momento a dir poco delicato; difesa a tre con Brenna, Fancelli e, udite udite, Bassini, il gladiatore nostalgico col motto fascista tatuato sul polpaccio; a centrocampo Tanasa a dettare i ritmi, con Bellini e Nardi mezze ali, per finire con Camara a destra e Giordani largo a sinistra, a coprire il ruolo di quinto di centrocampo; in avanti Cesarini a supporto di Luis Enrique.

Ritmi bassi e squadre che zompettano su un terreno di gioco pregno d’acqua, in una giornata soleggiata e tiepida. Il Livorno scende in campo compassato, senza aggredire un antagonista che ha messo insieme la miseria di dodici punti nelle precedenti 14 partite e che “vanta” il peggior attacco di un girone imbarazzante, con appena 8 palloni scagliati alle spalle dei portieri avversari.

Una squadra affamata di punti che abbia ancora nel mirino il primo posto del girone, dovrebbe arrivare in questi stadi e chiudere la pratica nella prima mezz’ora. Purtroppo il Livorno non è una squadra feroce e probabilmente le intenzioni di risalire la classifica sono solo dichiarazioni di facciata.

L’atteggiamento degli amaranto è talmente timido che a passare in vantaggio è la Sangiovannese. Alla mezz’ora del primo tempo è proprio Bassini, il gladiatore nero, a farsi saltare allegramente dall’attaccante in maglia celeste, che poi è lesto a scagliare in rete la palla dell’1-0.

Sulle proteste che seguono, Bellini non trova di meglio che inveire ad oltranza nei confronti di un fiscalissimo direttore di gara, fino a vedersi sventolare il rosso sotto il naso. Livorno in 10 e sotto di una rete, ma soprattutto incapace di imbastire un’azione che sia una, con Cesarini completamente avulso dalla manovra, Giordani posizionato fuori dalla cintura degli asteroidi, in un ruolo che probabilmente non ha mai ricoperto neanche nei suoi incubi peggiori e Bassini, l’uomo forte di Favarin, a pascolare lemme lemme sulle zolle di erba e fango, in attesa di un’altra occasione per dimostrare la sua totale inadeguatezza.

Si va al riposo con tanta amarezza, sperando che nella ripresa possa cambiare qualcosa e in effetti, l’ingresso in campo di Sabattini in luogo di Cesarini e di Mutton al posto di un impalpabile Luis Enrique, donano al Livorno quel briciolo di vivacità che permette agli amaranto di riportarsi in partita.

Palla gestita magistralmente da Sabattini sulla trequarti e assist a Giordani (riportato di fronte alla porta), che con una rasoiata sigla il punto del pareggio.

Ci sarebbe ancora tempo per vincerla, nonostante l’inferiorità numerica, in quanto la Sangiovannese è veramente poca cosa, ma la giornata non è delle migliori: su un contrasto a metà campo, Tanasa si rende protagonista di un’entrata killer sotto gli occhi dell’arbitro, che estrae il secondo rosso della giornata. Livorno in 9 a venti minuti dalla fine.
Ciò che segue è un tentativo di assalto da parte degli uomini in maglia celeste, che però sbattono su un ottimo Ciobanu e sulla loro pochezza. Finisce 1-1, in mezzo ad un oceano di rimpianti.

Considerazione riassuntiva dopo 15 giornate: il Livorno avrebbe bisogno di almeno due calciatori veri per aumentare il tasso tecnico della rosa (un centrale difensivo ed una punta con i gol nei piedi) e soprattutto di un cambio di allenatore, perché Favarin è in evidente stato confusionale.

Non abbiamo ancora un undici titolare base, stiamo perdendo il valore aggiunto dei nostri migliori elementi (Cesarini involuto e Giordani fuori ruolo), non schieriamo un crack per la categoria come Sabattini, l’uomo che con il suo ingresso in campo ogni volta cambia le partite ed adottiamo uno schema di gioco troppo remissivo, che mira a non subire, pur avendo nella difesa il nostro punto debole. Aggiungiamoci che ieri abbiamo visto Bassini calciare gli angoli e abbiamo il quadro complessivo.

Impensabile per una squadra come il Livorno in un girone amatoriale come quello in cui militiamo, arrivare in campi come quelli di Montevarchi e Sangiovanni e non imporre le proprie ambizioni e la propria determinazione. Ormai siamo ridotti a giocare le partite vivacchiando e cercando alibi ogni domenica, per giustificare risultati e prestazioni molto al di sotto delle aspettative e delle promesse estive.

Due parole sul pubblico: ieri a San Giovanni abbiamo registrato nuovamente la presenza della minoranza rumorosa. Assente ingiustificata la maggioranza di cui ha parlato Esciua nei giorni scorsi, evidentemente troppo impegnata a lanciare sondaggi su facebook e a infangare la curva rimanendo comodamente seduta in poltrona.

Al termine della gara, con la squadra sotto il settore, la minoranza di cui sopra ha invitato l’uomo vero di Pinzani, il duro e puro Bassini, a togliere il disturbo e a svestire definitivamente la nostra maglia. Richiesta che riteniamo sacrosanta. Se il Livorno fosse gestito in modo oculato, il signor Bassini non avrebbe mai indossato l’amaranto o quantomeno, non l’avrebbe più fatto da dopo che sono circolate sui social le foto del suo muscolo pitturato.

Purtroppo la nostra società è in mano a persone che si preoccupano di tutto (bandiere palestinesi, leoni da tastiera, scienziati, minoranze e maggioranze) tranne che delle cose importanti. Giusto quindi che chi vuol bene a questa squadra faccia anche il mestiere di chi è a Livorno solo per necessità o opportunità.

Alè Livorno sempre, ora più che mai.