Si scrive Fossati, si legge Favarin, si pronuncia Esciua

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Al peggio quest’anno non c’è fine, ogni domenica pensiamo di averle viste finalmente tutte, ma puntualmente veniamo smentiti nel week end successivo. Il Livorno non va oltre il pareggio interno contro il derelitto Ponsacco (ultimo in classifica con la miseria di 9 punti raccolti in 19 partite disputate) e ripone definitivamente nel cassetto i sogni di una risalita miracolosa.

Il cambio di allenatore è stato praticamente ininfluente, con la formazione iniziale messa in campo da Fossati, simile se non uguale a quella che avrebbe scelto Favarin.

Con ogni probabilità, il buon Jorge Vargas non è stato scelto come mister proprio perché nel Livorno Calcio decide tutto il broker Joel “So Tutto Io” Esciua, che oltre a fare danni in quella che dovrebbe essere la sua esclusiva sfera di competenza, probabilmente ha deciso di improvvisarsi anche allenatore, dettando la formazione a chiunque sieda sulla panchina amaranto.

Luci, Sabattini e Fancelli ancora in panchina; Luis Enrique, forse l’unico attaccante che ha dimostrato, con tutti i limiti, di saper segnare, fatto entrare a 8 minuti dalla fine; Curcio schierato difensore centrale; Tanasa, l’uomo più lento del mondo e con piedi a roncola, in regia.

Il Livorno è inguardabile. Non riusciamo a dialogare palla a terra neanche ai sedici metri, ci limitiamo a fare girare il pallone dietro e poi a lanciare lungo sulle punte oppure, quando va bene, a crossare dalla trequarti.

Cori è un ballerino di danza classica prestato al calcio, saltella al limite dell’area cercando sponde verso uomini che vede soltanto lui; Giordani vaga per il campo senza lasciare il minimo segno della sua presenza; il centrocampo è improponibile ed anche Nardi, forse l’unico acquisto azzeccato da Pinzani, alla lunga si sta perdendo, essendo affiancato a due calciatori che farebbero fatica nel gabbione dei Nettuno.

Dietro le cose non vanno meglio e si ruota ancora come una giostra impazzita: rispetto a Grosseto, dentro Brenna e Curcio e fuori Ronchi e Fancelli ma il risultato non cambia. Per la difesa del Livorno vale la proprietà commutativa: cambiando gli uomini davanti al portiere il goal lo prendiamo sempre e comunque.

Oggi ci siamo fatti infilare da quelli del Ponsacco, una squadra che segna con una frequenza simile al passaggio della cometa di Halley nelle regioni interne del sistema solare. Inutili i cambi, oltretutto tardivi, che hanno portato solo ulteriore confusione.

La situazione è sportivamente drammatica, il Livorno è una squadra con l’elettroencefalogramma piatto, impaurita, timorosa, devastata dalle polemiche interne e senza la minima certezza. La società non esiste, c’è solo un personaggio dalla storia nebulosa, che fa e disfa a proprio piacimento, senza azzeccarne una.

A tre anni dalla morte per mano degli amici del genovese, siamo nuovamente attaccati alle macchine, che ci tengono in vita, ma non ci fanno intravedere alcun futuro.

Siamo a gennaio ed il campionato dell’Unione è già finito. Siamo relegati ad essere una comparsa nella serie D più ridicola di sempre, in un girone dove sarebbero stati sufficienti undici ragazzi volenterosi ed un allenatore in ascesa, per potersela giocare fino alla fine.

Ed invece eccoci qua, sconsolati e svuotati di tutte le energie, anche quelle che servirebbero per mettere su una contestazione dura verso colui che ci sta seppellendo di nuovo. Inutile anche appellarsi alla fortuna, che ovviamente ci gira le spalle. Oggi abbiamo colpito due pali clamorosi e la palla si è rifiutata di entrare, ma chi frequenta lo stadio lo sa: il clima che si respira intorno alla squadra è determinante.

Gli Dei del calcio, i venti che spirano sul campo, le zolle d’erba, i gabbiani in volo, tutto concorre a spingere una palla in rete, ma tutto questo te lo devi guadagnare ed il Livorno in questo momento, non se lo merita. Abbiamo voluto i fichi secchi sulla tavola nuziale ed ora i fichi secchi mangeremo.

Lo strazio a cui assistiamo è il risultato esatto di una serie di operazioni mirate al risparmio e all’improvvisazione. Con buona pace di tutti coloro che quando arrivavano camionate di pesce avariato, vedevano aragoste e dentici e che ora, stranamente, sono spariti dalla circolazione.