Esciua chiudi la porta

  • Autore dell'articolo:
Al momento stai visualizzando Esciua chiudi la porta

Nella domenica in cui la curva Nord Fabio Bettinetti prende legittimamente (e finalmente, aggiungiamo noi) posizione contro Joel Esciua, il Livorno getta alle ortiche la possibilità di accorciare in classifica sul primo posto, pareggiando contro il Figline, squadra poco più che modesta, degna rappresentante di un girone dalla cifra tecnica imbarazzante.

Sgombriamo subito il campo da possibili equivoci: anche se gli amaranto avessero portato a casa i tre punti, non ci sarebbe stato molto da festeggiare, vista la pochezza di ciò che viene espresso in campo, specialmente quando giochiamo in casa.

Inutile addentrarsi in una cronaca che più scarna non si può, di una gara giocata su ritmi modesti e senza un’idea di calcio che sia una. Il Livorno è passato in vantaggio nel primo tempo grazie ad un tap-in (l’ennesimo) di Luis Enrique, su una palla vagante capitata sui suoi piedi dopo mille rimpalli. Cesarini ad un soffio dall’intervallo, si è divorato il 2-0, facendosi intercettare dal portiere un colpo di testa a due metri dalla porta.

Il Livorno è finito qui: un gol casuale ed una bella parata del numero 1 avversario, poi il nulla.

Nel secondo tempo gli amaranto si sono rintanati negli ultimi venti metri, facendo scorrere il tempo senza effettuare neanche un tiro in porta e il Figline, svolgendo semplicemente il compitino, ha avuto l’unico merito di crederci fino al novantesimo, andando a conquistarsi un rigore, che una volta realizzato, ha sancito l’1-1 finale.

Ottime le prove di Nardi e Camara, per il resto è stato il solito Livorno delle ultime gare: una squadra timorosa, che bada (o dovrebbe badare) a non prenderle e che si affida al caso e alla fortuna per passare in vantaggio, per poi mettersi a pregare che gli altri non riescano a farle male.

Il problema principale a nostro avviso è da individuare nella totale inadeguatezza dell’attuale guida tecnica. Favarin è evidentemente un allenatore avviato mestamente sul viale del tramonto, capitato a Livorno soltanto quando le prime, le seconde e forse anche le terze scelte, avevano risposto picche alle offerte del signore che aveva detto che avrebbe pescato il mister dalle categorie superiori.

In cinque mesi l’ex Prato e Tau (nell’ultima stagione entrambe protagoniste di una modestissima serie D, ndr) non ha ancora trovato un undici titolare e neanche un modulo base su cui costruire un team di vertice. Siamo passati dalla squadra sbarazzina impostata sul 433 che puntava a segnare un gol più degli avversari, ad una compagine sparagnina arroccata in difesa, che schiera in attacco una punta di peso e un “10” che gli gira intorno.

Siamo quasi a metà campionato e non c’è alcuna certezza: giocatori fuori ruolo, quote mischiate in campo come carte in un mazzo, portieri che si alternano, mezze ali spostate a fare i terzini e attaccanti costretti a rincorrere gli avversari in lungo e in largo.

Vorremmo ricordare al mister che siamo in serie D, una categoria ai margini dell’immaginazione, dove non servono particolare acume tattico o chissà quali alchimie per portare a casa le partite, sarebbe sufficiente individuare dieci calciatori su cui puntare, creare un amalgama degno di questo nome e non fare troppi danni con le sostituzioni.

Evidentemente per l’uomo venuto da Pisa, il compito è oltremodo arduo, ragione per cui una dirigenza degna di questo nome, lo dovrebbe allontanare quanto prima, provando a salvare il salvabile e a dare una sterzata alla stagione.
Quindi passiamo a parlare per l’appunto proprio della dirigenza.

Nella domenica in cui lo stadio saluta un altro pezzo di storia amaranto dando l’addio a Paolo Nassi, la Curva come detto si schiera apertamente contro il padre padrone venuto dal Brasile. Lo fa con striscioni e cori inequivocabili, che ovviamente lasceranno una scia di polemiche, ma che certificano oltre ogni dubbio che c’è una gran parte della tifoseria che non è disposta a barattare dignità e appartenenza per le molte, troppe promesse da marinaio del presidente.

La Nord contesta un personaggio che in pochi mesi si è messo contro quasi tutti, assumendo atteggiamenti arroganti e incuranti della storia della società amaranto che ha l’onore di presiedere e addirittura di quella della stessa città di Livorno. Un personaggio che ha deciso di isolarsi e di combattere una guerra personale contro coloro che sono l’anima vitale del Livorno, i suoi tifosi.

Impossibile elencare in queste poche righe tutte le storture e le iniziative infelici di cui si è macchiato questo personaggio, ricordiamo solo l’ultima in ordine di apparizione: la certa sconfitta a tavolino che subiremo in coppa Italia per aver schierato Bassini, calciatore squalificato il mercoledì precedente dal giudice sportivo per somma di ammonizioni.

Sulla vicenda si è sollevato un vespaio, a causa della poca chiarezza sulle responsabilità di chi avrebbe commesso tale errore, a cui il signor Esciua ha pensato di porre rimedio accettando le dimissioni di Palumbo, uomo con il Livorno nel cuore, che prestava la sua opera più per passione che per una questione economica, trattato da vero e proprio capro espiatorio.

Colui con cui abbiamo a che fare purtroppo è questo: un burocrate freddo e calcolatore che al di là delle vuote parole di circostanza, non prova alcuna empatia con l’amaranto, arrivando oltretutto a chiamare il nostro Livorno semplicemente “il prodotto”.

Però il caro Joel ha commesso un grosso errore scegliendo Livorno, una piazza calda e passionale, per fare il suo incomprensibile investimento, perciò il suggerimento che vogliamo dargli è di rifare per benino i calcoli e sfruttare i mesi che ci separano da giugno, per costruirsi una via d’uscita che non gli faccia rimettere troppi soldi, che sembra l’unica cosa per cui provi interesse. Lui non fa per noi e noi non facciamo per lui. Lasciamoci senza rancori e per la prossima volta si scelga meglio la preda, perché qui non abbiamo le campanelle al naso, come forse qualcuno gli aveva suggerito.

Per concludere il desolante quadro generale, vogliamo spendere due parole anche per Bassini. Sono girate sui social foto del polpaccio di questo ragazzone, sul quale spicca un tatuaggio con l’aquila laziale ed il motto fascista “Molti nemici molto onore”.

Ammesso e non concesso che l’individuo conosca un minimo di storia, suggeriamo vivamente anche a lui di trovarsi un’altra piazza dove mostrare orgogliosamente i suoi muscoli pitturati con effigi e frasi degne di un abominevole passato, con cui noi non vogliamo avere niente a che fare.

Questo è uno degli uomini veri che ci erano stati promessi. Evidentemente per qualcuno è sbagliato sventolare una bandiera palestinese, ma tutto sommato un simbolo fascista si può anche sopportare.

Ora dovremmo pensare a domenica prossima, discutere della classifica, parlare di tattica, ma tutti questi argomenti sono fagocitati da una serie di situazioni che si stanno susseguendo a un ritmo insostenibile e che finiscono per svilire la passione per il nostro Livorno e che vengono create ad arte da chi invece dovrebbe essere dalla nostra parte della barricata. Sinceramente c’è da chiedersi quale sia il peccato originale che ci costringe a dover vivere questa specie di incubo, speriamo di svegliarci presto e soprattutto che le cose non peggiorino ancora.

Infatti la sensazione è che le cose possano ancora precipitare. Teniamo duro, almeno noi compagni!

E forza Livorno sempre.