Rialzarci ancora una volta

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Fa male risvegliarsi oggi, fa dannatamente male.

Dopo una stagione infinita, dopo un lungo ed inesorabile declino, finisce nel peggiore dei modi. Il Livorno, dopo un bel guizzo di orgoglio nel secondo tempo della gara di andata e galvanizzato dal gol vittoria all’ultimo secondo, sbaglia tutto ancora una volta e sfodera la peggiore prestazione dell’anno.

Nonostante tutto, sono i nostri “vecchi nemici” calci di rigore a sancire la fine definitiva, quasi fosse un ulteriore smacco o punizione per averci provato fino in fondo.

Prima di addentrarsi nella cronaca della partita, vale la pena di parlare dell’atmosfera d’insicurezza che si è creata nell’ambiente amaranto nel periodo antecedente questa finalissima.

Perché nonostante ogni tentativo di tenere unito il gruppo da parte dei tifosi e degli addetti ai lavori, abbiamo assistito a dipartite di giocatori, voci incontrollate su qualsiasi membro della squadra, continui chiacchiericci sull’integrità dello spogliatoio e dichiarazioni incomprensibili da parte di chi avrebbe dovuto condurre la squadra in serie D.

A frittata compiuta infatti, impossibile non pensare a mister Angelini, dal quale traspariva la rassegnazione più totale per l’incapacità di gestire la situazione, ormai da un mese abbondante.

Per l’appunto, entrando nel merito della partita, c’è da sottolineare che anche stavolta il nostro allenatore ci mette del suo, sbagliando come al solito la formazione iniziale, insistendo con un cervellotico 4-2-3-1 e regalando nuovamente la fascia destra, terreno di conquista per le squadre avversarie durante tutta la stagione.

Il Livorno parte male e rischia tantissimo con un intervento dubbio di Russo in area di rigore (l’arbitro lascia proseguire tra le vibranti proteste dei palustri) e gli animi sono subito bollenti, con il Pomezia che si tuffa anima e corpo nel solito teatrino disgustoso già visto domenica scorsa.

Stranamente però, la terna arbitrale a questo giro non perdona loro nulla e al 10 minuto un gollettone di Ruggiero, viene punito con il cartellino rosso.

A quel punto i protagonisti diventano i tifosi di casa che danno vita ad un orripilante show nostalgico del ventennio, con annesso lancio di oggetti verso i supporters amaranto.

La partita viene sospesa per circa un quarto d’ora, dato che gli addetti alla sicurezza rimangono impassibili con le braccia conserte o le mani sui fianchi ad assistere orgogliosi alla scena.

Purtroppo sapevamo che in queste lande desolate saremmo state vittime di queste provocazioni, ma è comunque inconcepibile che l’Italia continui ad essere piena di fascisti facinorosi, venuti allo stadio con l’unico scopo di sfoggiare con orgoglio la loro totale sudditanza alla pagina più buia della storia del nostro Paese, fregandosene altamente della partita e del sostegno ai giocatori di casa.

Fa inoltre rabbrividire che in tutto questo, gli agenti di polizia presenti, così solerti nell’identificare e perquisire ogni tifoso livornese, siano stati così superficiali da non accorgersi che questi fascistelli locali avessero con loro un arsenale che hanno indisturbatamente riversato addosso ai labronici al seguito.

Alla fine riprende il gioco e nonostante tutto, pensiamo che ora la strada sia in discesa, visto che siamo in superiorità numerica in campo e che sugli spalti le provocazioni non hanno sortito l’effetto voluto, cioè quello di far sospendere la partita a causa delle nostre reazioni.

Purtroppo il Pomezia capisce in poco tempo che contro di noi è molto più semplice giocare a calcio con cuore e carattere e il Livorno sparisce dal campo per il resto della partita.

Dalla tanto agognata fascia destra citata ad inizio articolo, si consuma un uno-due micidiale che porta i padroni di casa sul 2-0. E sulla prima rete i nostri tifosi sono addirittura costretti a subire l’ennesima esultanza provocatoria e gratuita dell’autore del gol, che pensa bene di andare a gioire proprio sotto il nostro settore.

Nel mezzo alle due reti, un’occasione colossale sprecata da Apolloni, ma per il resto è notte fonda. Prima della fine del primo tempo, il mister ci regala un’altra perla, giocandosi una sostituzione allo scadere, togliendo Palmiero e scalando Pecchia nella sua posizione. Meglio tardi che mai.

La speranza è quella di assistere ad un secondo tempo sulla stessa falsa riga della partita di andata ed infatti il Livorno parte subito con l’acceleratore a manetta, guadagnandosi un calcio di rigore (molto generoso ad essere onesti) al quarto minuto. Stavolta Vantaggiato non sbaglia e si va sul 2-1.

Davanti ci sono 40 minuti più recupero da giocare in superiorità numerica, contro una squadra di dilettanti che ha dato tutto nel primo tempo. Tuttavia è chiaro sin da subito che i nostri giocatori non vogliono forzare la mano e si accontentino di portare la gara ai tempi supplementari, forse convinti che a quel punto il nostro strapotere fisico prevalga.

Tutto bello, se non fosse che la squadra non spinge più e rimane comunque troppo schierata col baricentro alto e il Pomezia, giocando sempre di rilancio, fa scappare puntualmente le due punte in contropiede.

All’ennesimo lancio, Russo è costretto al fallo da ultimo uomo completando così la resurrezione del Pomezia. Rimane come unico rimpianto la traversa di Frati, ma era doveroso fare molto di più.

Si va così ai supplementari, un’interminabile agonia, con i giocatori di casa falcidiati comprensibilmente dai crampi, ma che negli ultimi 15 minuti incredibilmente, rischiano di segnare in ben 3 occasioni.

Ci tiene a galla Pulidori e arriviamo così ai calci di rigore. Ovviamente come detto finisce nel peggiore dei modi, ma a quel punto l’epilogo era già scritto.

Sono lacrime amarissime per il Livorno, che butta via malamente l’annata della rinascita. Ci dovremo rialzare ancora una volta, ma come sempre ci metteremo alle spalle le delusioni e ripartiremo dagli splendidi tifosi amaranto, che hanno seguito in modo commovente la squadra anche ieri, nonostante abbiano subito una marea di delusioni anche in questo campionato, dopo 2 anni ancor più tremendi.

Un’ulteriore parentesi è per i cugini di campagna, che come al solito, come i bimbi piccini che non conoscono i limiti dello scherzo e dello sfottó, si sono presi la briga di offendere su canali privati un giornalista rispettabile come Fabrizio Pucci, al quale va la nostra solidarietà.

Concludiamo con un cordiale vaffanculo a tutti i giocatori e al mister e con un sincero ringraziamento a Cristiano Lucarelli e Igor Protti.

Forza Vecchia Unione, ci vediamo a settembre!