I Fò’i

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Nel periodo che intercorre tra il primo lunedì dell’anno nuovo e il 31 gennaio, solitamente si apre quella che per qualsiasi società normale di calcio è notoriamente conosciuta come la finestra del mercato invernale.

In queste settimane, l’emozione del tifoso è sempre palpabile: trasmissioni televisive a tema e articoli a getto continuo sui quotidiani sportivi online, lo travolgono e lo tengono incollato agli schermi dei suoi molteplici dispositivi.

Sa già che ogni giorno riceverà almeno una pillola di mercato relativa alla sua squadra del cuore e non importa che sia un’indiscrezione o anche un semplice sogno, l’importante è parlarne, discuterne con gli amici, con gli altri tifosi.

Però non a caso ad inizio articolo abbiamo usato l’aggettivo “normale” associato alle società. Infatti, in questa famigerata finestra temporale, il tifoso livornese della defunta AS Livorno Calcio, piombava in una realtà parallela.

Dall’inizio del mercato di gennaio fino al pomeriggio inoltrato dell’ultimo giorno disponibile, viveva nella perenne angoscia che venissero svenduti i pochi giocatori che si erano salvati nel girone di andata e, se questo non succedeva, si ritrovava istintivamente a pensare che il rafforzamento della squadra era avvenuto comunque, semplicemente perché non erano stati ceduti i pezzi migliori.

In tarda serata di ogni 31 gennaio, iniziava poi lo schizofrenico peregrinare dei nostri DS, che chiedevano l’elemosina qua e là per aggiudicarsi sul filo di lana le prestazioni di coloro che non avrebbero mai trovato spazio in nessun’altra squadra.

Nonostante la finestra di mercato terminasse alle 20:00 o al più tardi alle 23:00, il tifoso spesso non avrebbe però saputo quali erano stati i frutti di questo mendicare almeno fino al giorno successivo. Esatto, perché il mercato dei calciatori sotto contratto ha una precisa scadenza, quello dei giocatori che vuoi per un lungo infortunio, vuoi per l’età, vuoi per la scarsità sono svincolati, no.

E il tifoso della vecchia AS sapeva con assoluta certezza che era in quel mazzo che i nostri direttori sarebbero andati a pescare colui che avrebbe ricoperto il ruolo dove eravamo stati completamente scoperti durante il girone di andata.

Poteva essere un attaccante, un terzino sinistro, un regista, l’importante era che andasse a tappare quel buco che, per tutte le partite, era rimasto clamorosamente scoperto, anche perché il mercato estivo non era poi molto meglio di quello invernale e quindi era sempre incompleto e soprattutto insufficiente.

Tutti questi giochi pirotecnici dell’ultimo momento, negli anni, sono stati universalmente riconosciuti dal tifoso amaranto con un nome divenuto autoironicamente famoso: i Fò’i.

La rinata Unione Sportiva Livorno quest’estate ci ha da subito abituato a tutta un’altra storia, con trattative di sostanza e volte alla programmazione al di là della categoria, ma nel tifoso livornese il ricordo dei Fò’i è ancora fresco e la convinzione di essere costretto a riviverli ogni anno è un tormento ancora attuale.

Quindi una volta giunti alla prima nuova finestra di mercato invernale (dicembrina in questo caso), data la lunga squalifica di Vantaggiato e i problemi fisici di Bellazzini e Torromino, ci si aspettava subito una pezza in fase offensiva. E invece è arrivato il giovane terzino Panebianco dalla Sicilia.

Visto e considerato che militiamo in Eccellenza, è stato come andare a pescare in Giappone o in Nuova Zelanda (chissà perché vengono in mente queste mete esotiche, vero Innominabili?) e sul viso del tifoso livornese è affiorato subito un sarcastico sorriso: vai, ci risiamo!

E invece sorpresa! Quando questo ragazzone è entrato gagliardo in campo contro il Ponsacco, ha arato tutta la fascia e ha smerdato tutti. Finalmente un giocatore pronto, allenato e versatile!

Poi, come se non fosse già bastato il doppio colpo in estate dei fuori categoria Hulk-Toro, anche nel mercato invernale abbiamo assistito ad un’altra doppietta: l’espertissimo Russo e capitan Luci (Bentornato Campione!).

Finalmente i Fò’i li abbiamo visti per davvero e per dirla tutta, non ci voleva nemmeno troppo per farci sognare: bastava l’Amaranto.

Avanti Vecchia Unione.