Mai un passo avanti

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Per la penultima partita del girone di andata, il Livorno scende in campo a Città di Castello contro lo Sporting Club Trestina. Due gli obiettivi: primo, continuare la striscia di risultati positivi in trasferta e secondo, accorciare le distanze sulla testa della classifica, visto il pareggio tra Pianese e Seravezza nell’anticipo di ieri.

Il Livorno scende in campo con un 4-3-1-2 che rappresenta l’ennesimo cambio di modulo. Nella ricetta di Favarin c’è la solita, inspiegabile e irritante rotazione del portiere ed oggi tocca ad Albieri; la difesa vede schierati Camara e Coriano esterni e Ronchi e Bassini centrali, con la presenza di quest’ultimo che pare ormai una provocazione, soprattutto perchè preferito a Fancelli; a centrocampo finalmente si vede Sabattini dal primo minuto, insieme a Luci e Nardi nella linea mediana a tre; in attacco il tridente offensivo composto da Cesarini, Cori e Mutton.

La partita, dal punto di vista tecnico-tattico, è semplicissima da raccontare: il Livorno non combatte, tutti gli interpreti sembrano più pensare all’imminente pranzo natalizio che ai tre punti da conquistare e l’avversario, nonostante la fame di fare bene, non impressiona.

Il Livorno non pressa, non produce gioco, non impaurisce e quindi ecco che al 30esimo, dopo ben tre corner consecutivi, il Trestina passa in vantaggio con Contucci, che di testa supera Albieri anticipando Bassini, ricordando ai tifosi amaranto quanto i calci d’angolo siano come rigori, se giochi contro il Livorno. Il primo tempo finisce con gli amaranto che non riescono a reagire al contraccolpo psicologico e vanno al riposo sotto di un gol.

La seconda frazione è una buona rivisitazione di un classico del calcio: il match tra scapoli e ammogliati. Il Livorno non tira mai in porta e persiste nel giocare la partita con il metodo Favarin, ossia lancio lungo e pedalare.

Cesarini, l’uomo che dovrebbe spaccare le partite in questi momenti di difficoltà, decide di non giocare e sarà ricordato per l’aver toccato tre o quattro palloni. I cambi (Fancelli, Luis Enrique, Menga, Brisciani) riportano per pochi minuti un po’ di equilibrio alla compagine amaranto, ma senza essere particolarmente incisivi.

Per contro, il Trestina non ha intenzione di rischiare troppo e gioca per far passare i minuti, perdendo più tempo possibile e spezzando il gioco.

La partita si conclude mestamente senza grossi sussulti (un paio di palle gol casuali non finalizzate da Luis Enrique e Bassini) e con la prima sconfitta esterna del Livorno.

Sull’argomento sostituzioni vorremmo far notare a Favarin che Fancelli esterno è una soluzione totalmente inutile, talvolta dannosa, già provata da altri due allenatori prima di lui con scarso successo. Perchè insistere? Perché non schierarlo centrale dal primo minuto al posto del nostalgico del Ventennio, che anche oggi è colpevole sul gol subito?

Inoltre, perché in un campo difficile (come lo ha definito lui stesso) preferire Mutton, lento e impreciso, a Menga, veloce e più bravo nello stretto? Domande a cui non troveremo mai una risposta. Se solo il mister avesse l’umiltà di rivedere alcune sue palesi convinzioni errate, forse capirebbe che qui chi vuol fare lo scienziato è proprio lui.

Tirando comunque le somme, il Livorno ha ottenuto due punti in tre partite, con avversari di bassa e media classifica e questo è inaccettabile per chi ha come obiettivo la vittoria del campionato.

Dal mercato sono arrivati tre nuovi acquisti: Curcio (subito infortunato), Tanasa e Carcani (entrambi squalificati oggi), sui quali nutriamo forti dubbi circa la possibilità che possano farci cambiare rotta. Non ci aspettavamo molto di più, viste le grandi intuizioni avute da Pinzani nelle sue precedenti tre sessioni di mercato, ma questo chiarisce la portata dell’investimento da parte della società.

Per concludere, i rapporti con la tifoseria sono sempre gli stessi: nessun segnale distensivo e nessuna voglia di ricucire lo strappo. Ovviamente l’eccezione ci sta quando c’è da mettersi al tavolino a mangiare, con quei tifosi che da quando è arrivato a Livorno, gli hanno fatto prendere una ventina di chili.

Caro Joel, noi ti avevamo sgamato in tempi non sospetti e ci dispiace constatare che avevamo ragione e che purtroppo stai andando oltre le più pessimistiche previsioni: non sei adatto per il calcio, non sarai mai adatto per il Livorno.

Chiudiamo evidenziando la presenza degli oltre 100 sostenitori giunti oggi a Città di Castello, a cui va tutto il nostro rispetto, perchè in questi periodi di magra sono vero e proprio orgoglio labronico.

Ultimissima cosa: vogliamo ricordare Bruno Santon, guerriero del Livorno negli anni Sessanta, che ci ha lasciato in questi giorni: Uomo con l’amaranto nel sangue, il cui spirito andrebbe spiegato bene a chi veste oggi la maglia del Livorno. Sentite e sincere condoglianze alla famiglia.

Avanti Livorno!