Sveglia!

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Non ci siamo, così non va bene.

Siamo sempre stati i primi a dare tutte le attenuanti possibili e immaginabili a squadra e allenatore, ma a questo giro non ci si può esimere dal fare una critica, senza dover ricorrere ai soliti “se” e “ma”.

Perché il numero degli infortunati e la mancanza dei nostri top players, stavolta non possono bastare a spiegare come sia stato possibile prendere due gol (uno per altro in contropiede) in vantaggio numerico di ben due uomini, contro un avversario mediocre come il Cuoiopelli.

Il Livorno pur non giocando benissimo è stato in controllo fino al gol degli avversari alla mezz’ora, venuto su una dormita generale dei due centrali in compartecipazione con Mazzoni.

Con una furiosa reazione, siamo riusciti a portarci, alla fine del primo tempo, al gol del pareggio, arrivato su rigore, con la contemporanea espulsione del simpaticissimo livornese Falchini.

A tal proposito, vogliamo aprire una parentesi: leggiamo ogni qualvolta sui vari giornali locali le interviste a questi giocatori avversari nostri concittadini, che professano di avere l’amaranto nel cuore e puntualmente si rivelano essere dei provocatori nati, sputando il veleno che hanno in corpo, nei confronti della nostra gloriosa maglia.

Cosa dite, sarà il caso di evitare di andarli a cercare col lanternino nel contado pisano, per farci sistematicamente prendere per il culo, limitandoci a parlare solo dei livornesi (e non) che danno o hanno dato lustro alla casacca amaranto?

Purtroppo non basta essere nati a Livorno per essere definiti livornesi.

Ritornando alla partita, nel secondo tempo è arrivato il nostro gol del 2-1 con susseguente espulsione di un altro giocatore avversario e quindi la partita era ormai da ritenersi in ghiaccio. Mai conclusione poteva essere più sbagliata.

Infatti in 9 contro 11, il Cuoiopelli prima è riuscito a pareggiare clamorosamente pervenendo al 2-2, poi dopo il terzo gol del Livorno (avvenuto dopo un minuto dalla segnatura del Cuoiopelli, a dimostrazione che non era affatto difficile portare a casa i tre punti), con un’azione degna di Neymar, tal Bracci, panchinaro della squadra avversaria, siglava il definitivo 3-3 finale.

In settimana, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Cenaia, avevamo detto che le umiliazioni per il Livorno dovevano essere considerate altre. Ribadiamo il concetto anche dopo questo altro pareggio, sottolineando al tempo stesso che non si può ingoiare sempre di tutto e che la pazienza ha comunque un limite.

Non è la prima volta che la squadra, anche quando le cose si mettono bene e dovrebbe andare sul velluto, ha dei cali paurosi e sembra aver timore.

Poi ci dispiace dirlo, ma la mano dell’allenatore ancora non si vede, perché se è vero che Buglio non può allenare la personalità dei giocatori, l’atteggiamento in campo invece è di sua competenza.

Il fatto di essersi sbilanciati per cercare il quarto gol per chiudere la gara, ci ha esposto al rischio di prendere il gol in contropiede come poi effettivamente avvenuto. Un allenatore in questi casi interviene, soprattutto perché pochi minuti prima avevamo preso un gol per gli stessi motivi.

Concludiamo dicendo che siamo consapevoli che siamo al primo posto e che siamo ancora imbattuti, ma sinceramente vedere squadrette di provincia che fanno le imprese contro di noi è una cosa che non è facile da digerire. E ancor meno lo è provare a giustificare il tutto con chissà quali arcani misteri.

Ci vuole rispetto per chi anche oggi era al fianco della squadra, ci vuole più impegno per ringraziare chi tifa dal primo al novantesimo durante queste partite, che di solito hanno cornici di pubblico ridicole.

Vestire la maglia amaranto è un onore, ma è anche un onere.
Tiriamo fuori le palle. Tutti.
In campo e sugli spalti.

Forza Livorno